Buone notizie per il calcio italiano: la gavetta conta ancora qualcosa. È quanto emerge alla vigilia dell’inizio del nuovo campionato di Serie B, dove un dato sorprende e, al tempo stesso, conferma una tradizione: 13 allenatori su 20 hanno iniziato le loro carriere in Serie D, il massimo campionato dilettantistico. Una percentuale del 65% che racconta più di mille parole sul percorso che porta oggi a una panchina professionistica.

Un dato che, idealmente, sarebbe persino più alto se si considerassero casi come quello di Davide Possanzini, che aveva accettato la guida del Mantova in D prima del ripescaggio in Serie C, o come quello di Fabio Caserta, che da calciatore ha conosciuto la durezza dei campi dilettantistici.

La Serie D, palestra di vita e di calcio

Il filo conduttore è evidente: in un calcio sempre più competitivo, la gavetta non è solo un passaggio obbligato, ma un marchio di fabbrica. La Serie D rappresenta il primo laboratorio tattico e gestionale, il luogo in cui un allenatore impara a fare tutto: gestire spogliatoi eterogenei, affrontare trasferte difficili, valorizzare giovani e costruire squadre con risorse ridotte. Competenze che si rivelano decisive quando ci si ritrova in piazze calde con obiettivi ambiziosi.

Basti pensare a Massimo Donati, che ha portato il Legnago Salus dalla D alla C, oppure a Guido Pagliuca, vincitore del campionato con la Lucchese nella stagione 2013/2014.

Percorsi diversi, stesso denominatore: la gavetta

Ciò che colpisce è la varietà delle storie. Ci sono ex campioni di Serie A ripartiti dai dilettanti, tecnici che hanno esordito direttamente sulle panchine di Eccellenza e D, giovani visionari e decani di categoria.

- Raffaele Biancolino (Avellino) ha iniziato il suo percorso sulle panchine di Promozione ed Eccellenza.
- Fabio Caserta (Juve Stabia), da giocatore, ha calcato i campi della D e delle categorie regionali.
- Antonio Calabro (Carrarese) ha vinto con Gallipoli e Virtus Francavilla nei dilettanti.
- Alberto Aquilani (Palermo) ha mosso i primi passi da tecnico nei giovanissimi del Trastevere.
- Michele Mignani (Cesena) ha ribaltato le sorti dell’Olbia in Serie D.
- Guido Pagliuca (Empoli) ha collezionato quasi dieci stagioni nella quarta serie, scrivendo pagine importanti del calcio toscano.
- Massimiliano Alvini (Frosinone) è il vero decano: ha vinto tutto in Promozione, Eccellenza e Serie D.
- Andrea Sottil (Modena) ha iniziato con i giovanissimi del Lucento e in D con il Siracusa.

E ancora, storie come quella di Matteo Andreoletti (Padova), che dal 2016 al 2022 ha vissuto la sua formazione in D, o di Vincenzo Vivarini (Pescara), che già nel 2009/2010 vinceva la Serie D con il Chieti dopo aver allenato in Abruzzo tra Eccellenza e dilettanti.

Tra esperienza e nuove leve

Accanto agli emergenti, ci sono figure simbolo della gavetta: Luca D’Angelo (Spezia), che nel 2010/2011 allenava in D il Rimini, o il sempreverde Fabrizio Castori (Sudtirol), autentico emblema del tecnico che ha scalato tutte le categorie, dalla Prima Categoria fino alla Serie A. Un percorso opposto ma ugualmente affascinante è quello di Andrea Chiappella (Virtus Entella), cresciuto con la Giana Erminio dalla D alla B, senza mai cambiare club.

Una lezione per il calcio italiano

La conclusione è chiara: la Serie D resta un crocevia fondamentale per la formazione degli allenatori italiani. Non più un limbo, ma una vera e propria palestra di crescita tecnica, tattica e umana. La dimostrazione che il calcio italiano, al di là delle difficoltà strutturali, continua a produrre competenze grazie al lavoro quotidiano di chi non ha paura di partire dal basso.

Perché, come dimostra la Serie B 2025/2026, la gavetta – quella vera – conta ancora.

Sezione: Campionato / Data: Sab 23 agosto 2025 alle 20:00 / Fonte: Sito web ufficiale Serie D - Lega Nazionale Dilettanti
Autore: Redazione TuttoPaganese
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