Ci sono partite che sfuggono alla logica del tabellino. Paganese-Heraclea è una di queste: uno 0-1 che lascia amarezza ma che, se osservato con occhio tecnico, racconta di una squadra viva, organizzata e tutt’altro che inferiore all’avversario.

La Paganese di Novelli ha costruito, ha proposto, ha spinto. Sette calci d’angolo, diverse situazioni da palla inattiva, quattro-cinque occasioni nette: numeri che descrivono una produzione offensiva significativa, ma sterilizzata da quel limite che il tecnico non smette di sottolineare – la frenesia negli ultimi trenta metri. È lì che si decide la differenza tra una squadra che gioca bene e una che vince le partite.

L’Heraclea ha capitalizzato l’episodio, una punizione evitabile, ma poi non ha più impensierito l’area azzurrostellata. La vera chiave, dunque, non è tanto nella rete subita quanto nella mancata capacità di tradurre il dominio territoriale in gol. Manca ancora la freddezza nella scelta dell’ultimo passaggio, la lettura dello spazio libero, l’attacco della profondità con tempi corretti. Elementi che si acquisiscono col lavoro, con il minutaggio e con l’automatismo dei reparti.

Il dato più confortante resta la reazione. Sullo 0-1 la Paganese non si è spenta, non è diventata piatta: ha continuato a pressare, a costruire, a cercare la porta. E il pubblico del “Torre”, pur di fronte alla sconfitta, ha tributato applausi. Segno che la piazza riconosce l’identità che Novelli sta plasmando: intensità, volontà e un’idea chiara di calcio.

In una fase così precoce del campionato, il rischio sarebbe limitarsi a guardare il risultato. Sarebbe riduttivo. Queste prime giornate servono a trovare continuità, a cementare un percorso tecnico che può dare frutti nel medio periodo. Non a caso lo stesso Novelli ha ricordato che le vere gerarchie non si delineano nelle prime giornate.

Per la Paganese, la partita contro l’Heraclea diventa allora un passaggio intermedio: non una battuta d’arresto fine a se stessa, ma una tappa che può insegnare molto. Perché attraverso la crescita tecnica e mentale, anche le sconfitte possono trasformarsi in un patrimonio.

Il calcio è spietato nel punire chi non concretizza, ma è anche generoso con chi mantiene idee, identità e intensità. La Paganese è su questa strada: spetta al gruppo trovare la continuità necessaria a tradurre la buona prestazione in punti.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 15 settembre 2025 alle 08:00
Autore: Emmanuele Sorrentino
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