La Paganese si è aggiudicata il derby con la Sarnese, firmando una vittoria che vale più dei tre punti. Non solo perché era un derby, ma per il modo in cui è maturata: un primo tempo da squadra dominante, un secondo da gruppo compatto e consapevole dei propri limiti e delle proprie forze.

L’avvio degli azzurrostellati è stato semplicemente travolgente. Ritmo alto, aggressività, idee chiare e quella fame che solo le partite dal sapore speciale sanno accendere. La squadra di Raffaele Novelli ha imposto il proprio gioco fin da subito, costringendo la Sarnese a rincorrere e colpendo con cinismo nei momenti chiave. L’organizzazione tattica, il pressing alto e le trame verticali hanno esaltato la qualità di un gruppo che, quando gioca a memoria, riesce a diventare devastante.

Poi, nella ripresa, è cambiato il copione. La Sarnese ha alzato il baricentro, la Paganese ha dovuto stringere i denti, soffrendo ma senza mai disunirsi. È in quei minuti che si è vista la mano dell’allenatore e la maturità della squadra: niente frenesia, solo sacrificio, compattezza e un pizzico di mestiere. L’ultima mezz’ora è stata una battaglia di nervi e cuore, ma la Paganese ha resistito con personalità, difendendo il vantaggio come una squadra vera.

Il derby, dunque, consegna un messaggio chiaro: questa Paganese non è solo bella quando attacca, ma anche solida quando serve difendere. La squadra di Novelli cresce, si plasma, impara a soffrire senza perdere lucidità. E se l’entusiasmo del “Torre” è tornato a vibrare, il merito è anche di questo gruppo che, tra entusiasmo e consapevolezza, sta iniziando a credere davvero nei propri mezzi.

Vincere un derby non è mai una vittoria qualunque. Farlo così, con due volti diversi ma complementari, è il segnale più incoraggiante possibile: la Paganese è viva, affamata e finalmente padrona del proprio destino.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 20 ottobre 2025 alle 08:00
Autore: Emmanuele Sorrentino
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