Non era scontata la vittoria, specialmente quando di fronte hai un avversario ostico come l'Aprilia, che, sul piano tattico, e aggiungerei anche su quello tecnico, vale più dei punti che ha messo sinora in cascina. Gli uomini di Mariotti hanno giocato una gara ordinata e accorta contro la capolista che, per la prima volta, dopo il ritorno al successo a seguito dei due ko di fila con Atletico Uri e Palmese, è andata visibilmente in difficoltà. Il pressing alto, il gioco duro, la sistematica chiusura sui portatori di palla, le marcature strette sui giocatori azzurrostellati dotati di maggior tecnica, hanno inciso e non poco sulla prestazione di D'Agostino e compagni, che a fatica, di misura, sono riusciti a far propria l'intera posta in palio.
Merito va ad un ragazzo, Giuseppe Faiello, che dal suo approdo a Pagani è cresciuto giorno per giorno: le indiscusse qualità già le conoscevamo, nella prima parte a Nola le aveva continuato a sfoderare. Da qui il blitz degli uomini di mercato del patron Trapani, che hanno fatto di tutto per mettere a disposizione di mister Giampà un elemento importante in una rosa già di per sé competitiva. Il primo sigillo di questo campionato con la maglia della Paganese, il secondo se contiamo anche quello realizzato proprio contro la sua attuale squadra quando indossava la maglia bianconera, suggellano una giornata fantastica con tanto di dedica alla moglie e al figlio in arrivo nei prossimi mesi. Ed è proprio sulla fascia di competenza del centrocampista napoletano classe 1997 che sono arrivati maggiori grattacapo per la formazione di mister Mariotti. L'imprevedibilità e le eccezionali cavalcate sul versante di destra, rettificate parzialmente a gara in corso sull'out mancino, in una zona di campo dove Semonella non aveva inciso come avrebbe voluto, sono diventate il punto di forza della Paganese che ha costruito con il passare dei minuti un successo in un match sporco. Davvero vien la voglia di dire: "Come gioca bene Faiello!".
L'altro appunto che ci lascia in eredità la gara di domenica con l'Aprilia è la gara un po' in chiaroscuro di Stefano D'Agostino, l'anima di questa formazione. Per carità, può starci una partita sottotono, soprattutto dopo una gran rincorsa sul Sorrento fatta di vittorie a raffica e prestazioni convincenti, certificate poi con il primo posto in solitaria guadagnato dalla formazione azzurrostellata a due lunghezze di distacco dai costieri. Ma spicca in particolare il nervosismo probabilmente per qualcosa che aveva in serbo per gli avversari e che non gli è riuscito a dovere, il desiderio ardente dei grandi campioni di incidere ancora una volta in una gara per portare al trionfo i suoi compagni. L'obiettivo della promozione è un qualcosa che il "Mago" se l'è cucito addosso sin dai primissimi minuti dal suo arrivo nella città di Sant'Alfonso. Perché campioni come lui, che a distanza di chilometri, da veri professionisti, lasciano tutto e tutti per "soccorrere" una piazza che si sta leccando ancora le ferite per quanto capitato nel campionato scorso, per i troppi punti persi per strada, frutto soprattutto del caso Catania gestito dalla Lega Pro e dalla magistratura ordinaria nel peggior modo possibile, che ha fatto crollare in un colpo solo le poche certezze del sodalizio del presidente Trapani, trovatosi con una classifica ancor più deficitaria nelle ultime giornate. Di sicuro D'Agostino avrà smaltito già nella discesa negli spogliatoi questa giornata storta e sarà stracarico per il big match con il Sorrento. E chissà se allo stadio "Italia" non avrà modo di far sognare ancora una volta i tiffosi azzurrostellati con una delle sue magie, ormai suo marchio di fabbrica!
E torniamo, in conclusione, ancora una volta sui tifosi azzurrostellati che, più di tutti, hanno sofferto questo inconcepibile principio, inaugurato in tempi non sospetti dalle Autorità e organi preposti, ivi compresi i vari Governi che si sono succeduti nel corso degli anni. Con l'Aprilia l'ultima, si spera, gara a porte chiuse. Ma ci chiediamo una cosa, perché tutto questo? Chiudere gli stadi a tutti, incondizionatamente. Vietare le trasferte ad un'intera città, irrimediabilmente. Penalizzare le società sportive che sono il cuore pulsante dell'economia e delle entrate tributarie dello Stato, a differenza di qualche altro, senza entrare nel merito, che fa dell'evasione il cavallo di battaglia. Non deve andare così, non si può assistere ad altre dure prese di posizione del Ministro dell'Interno di turno che nega tutto senza porre rimedi. Un dato è certo: l'incendio del pullman da parte di alcuni facinorosi "identificati con i vessilli della squadra del luogo" non sarà l'ultimo incidente tra tifoserie. Ce ne saranno altri, è inevitabile, perché insito nella cultura di uno sport, il calcio, per il quale negli anni non sono stati adottati gli opportuni provvedimenti. Sui sette presunti tifosi identificati dalle forze dell'ordine non si possono penalizzare gli oltre mille abbonati che avrebbero assistito volentieri alla partita in maniera civile, composta, sostenendo i propri beniamini, cantando a squarciagola, magari inneggiando qualche sfottò nei confronti dei supporters avversari, in sano spirito goliardico. Identificare i facinorosi, vietare con pene certe e severe l'accesso agli impianti sportivi, prevenire per bene e non in maniera a dir poco grossolana, come capitato nel derby con la Casertana. Tanti piccoli accorgimenti che in altre nazioni europee ed extra hanno dato i loro frutti. Il calcio cambierà se tutte le componenti lo vorranno. L'appuntamento per i supporters azzurrostellati è per la prossima gara interna del 19 marzo con il Nola. Non mancate!
Autore: Emmanuele Sorrentino / Twitter: @EmmSorrentino
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